Tra 20 giorni ci scade il visto per l’India e la nostra permanenza in questo paese “!ncredibile” sta giungendo al termine. Nell’ultimo mese abbiamo sommato altri 2500 km al nostro disordinato itinerario, passando da Hampi, Madurai, Kodaikanal, Palani, Palakkad, Alappuzha, Kochi, Bangalore, per raggiungere infine Chennai, dalla quale voleremo per andare in Thailandia. Tra le attività da aggiungere nel calderone delle esperienze esotiche possiamo dire di aver partecipato come comparse ad un film, impegnandoci qualche giorno in compagnia di una sgangherata troupe booliwoodiana.
A parte questo poche cose hanno sconvolto la nostra routine: abbiamo visitato altri mille templi, esplorato un po’ di giungla, aggiunto la barca ai nostri mezzi di trasporto, siamo andati in montagna a prendere un po’ di fresco. Tendenzialmente, abbiamo passato le giornate a rotolare, guardare film e provare cibo nuovo, abitudine consolidata che ci mantiene curiosi senza stressarci troppo.
Quattro mesi sono volati, e, anche se insufficienti ad esaurire le meraviglie di questa nazione, ci sono bastati per considerarci pronti a lasciarla senza rimpianti. Mi mancheranno i colori, gli odori, i sapori… come si dice solitamente dell’India. Aggiungo: mi mancheranno i prezzi ridicolmente bassi.
Una cosa che non mi mancherà è l’inquinamento acustico. Ho aggiunto “il silenzio” tra i privilegi di cui posso godere a Firenze. Qua non si può fuggire dal rumore. C’è sempre qualcosa da celebrare, ovunque, a qualsiasi ora del giorno e della notte. In modo eclatante, sfarzoso, ostentato. Matrimoni, festival, eventi, per qualsiasi occasione e religione. Tamburi, campane, trombe, canti, musica, petardi… come da noi per la finale dei mondiali. Ma tutti i giorni. Dalle 5 del mattino in poi. Oltre a muggiti, latrati e minareti. E i clacson. E gente che scatarra e urla e prega. Non c’è pace.
Per questo sono contento di terminare il nostro soggiorno in India nel silenzio di un ashram, dove passeremo gli ultimi giorni a seguire un corso Vipassana, per completare l’esperienza in India con una pennellata finale di spiritualità. Il soggiorno prevede un rigoroso “Nobile Silenzio” per l’intera durata della permanenza (dieci giorni), sveglia alle 4 di mattina, dieci ore di meditazione al giorno, alimentazione frugale, nessun contatto fisico, niente internet etc etc… insomma, potenzialmente una tortura, ma ero interessato ad includere anche questa esperienza al mio curriculum di robe strane. Vediamo.
A seguire la nostra volontaria prigionia seguirà Bangkok, con altro cibo, altri templi, altra giungla. Ma questo è argomento per il prossimo post.