India: prima parte

Lasciato il montagnoso Nepal, vaghiamo per l’India da circa un mese.

L’impatto è stato traumatico e, nonostante le mie precedenti esperienze, ci sto mettendo un po’ ad adattarmi. Mi sa che sto invecchiando. I letti scomodi, le docce fredde, l’internet precario, gli indiani molesti minano quotidianamente il mio umore, ma Juliette sa sopportarmi e consolarmi più di quanto non mi meriti.

Purtroppo tendo ad essere fastidioso quando mi mancano le mie comodità. So adattarmi ma mi lamento troppo spesso e sinceramente mi dispiace perché vorrei essere un compagno di viaggio più gradevole. Devo cercare di essere più positivo e smettere di inquinare l’esperienza con le mie rimostranze.

Disagi a parte, nel complesso il viaggio continua a regalare piacevoli sorprese ed infiniti spunti di riflessione. Incontriamo gente assurda, vediamo posti interessanti, impariamo cose. Il blog di Juliette contiene una cronaca dettagliata delle nostre (dis)avventure. È in francese, ma ci sono le figure. Io non sto aggiornando mai perché sono svogliato… e poi lei è più costante nel mantenere una cronologia, legittimando la mia pigrizia.

Comunque, breve riassunto: partendo da Kathmandu, abbiamo percorso con relativa calma più o meno 2500 km, visitando Varanasi, Khajuraho, Orchha, Agra, Delhi, e infine Rishikesh, capitale mondiale spirituale, nonché patria naturale di fricchettoni e casi umani alla ricerca di sé stessi.

La città offre corsi new-age di qualsiasi tipo. Quindi anche noi abbiamo partecipato a questo delirio collettivo dedicandoci ad una full-immersion salutista: yoga, meditazione, massaggi. Abbiamo riempito le nostre giornate frequentando lezioni gratuite introduttive: ayurveda, tantra, kundalini e altre classi strane in cui abbiamo allargato i nostri orizzonti, re-interpretato il concetto di benessere, ma sopratutto giudicato la gente, il nostro passatempo preferito.

Siamo stati benissimo, ma alla fine siamo ripartiti. Abbiamo lasciato malvolentieri la nostra stanza sulle rive del Gange, l’acqua calda, le colazioni a base di frutta e tisane depurative… prendendo un treno sul quale mi hanno prontamente rubato tutto. Succede. Addio macchina fotografica e tanti altri oggetti più o meno utili. Sopravviverò senza di voi. Sorrido stoico per non fare brutta figura con Juliette che si è stufata di sentirmi lamentare. Non demordo e provo a mantenere un atteggiamento zen.

Adesso siamo a Jaipur, conosciuta come “pink city” anche se in realtà il colore predominante è l’ocra, ma per ragioni di marketing è pubblicizzata come rosa, che suona meglio. Nel tempo libero scrivo due righe per aggiornare il blog e confermare che siamo vivi.

Fatto.

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