Il blog langue abbandonato da settimane… quindi scriverò qualche considerazione e qualche riga per riassumere gli ultimi mesi: a Gennaio abbiamo lasciato l’amata/odiata India per visitare Thailandia e Myanmar, e adesso siamo in Vietnam.
Stiamo snobbando spiagge, giungla, elefanti e tigri per passare gran parte del tempo in città dove possiamo godere di strutture/servizi paragonabili a quelli che potremmo trovare a casa però con il sentore esotico aggiunto dagli alfabeti bizzarri che adornano le strade, i cibi strampalati, e un’atmosfera generalmente stimolante.
Le metropoli sono poco frequentate dai viaggiatori che le snobbano per cercare altrove un’esperienza più “genuina”… e paradossalmente trovano solo altri viaggiatori. Molti villaggi più pittoreschi sono diventati parchi divertimento a causa di quella che chiamo “gentrificazione turistica”. Succede quando un’arbitraria attrazione (una pagoda, un Buddha, una piantagione, una tribù…) diventa motivo di speculazione da parte dei locali e dove prima c’era solo un villaggio assonnato cominciano a spuntare ristoranti, ostelli, motorini a noleggio, trekking organizzati etc etc… insieme ai prezzi gonfiati si creano posti di lavoro, infrastrutture, e la zona beneficia di un generale miglioramento (?) della qualità della vita. Il fenomeno si verifica quando luoghi inesplorati, che magari hanno vissuto nell’anonimato fino ad oggi, cominciano ad attrarre stranieri per saturazione del mercato, o perché posizionati convenientemente su un percorso battuto, o perché menzionate da guide/blog per la loro “autenticità”. Di conseguenza in alcune remote località sperdute la concentrazione di occidentali è superiore alla popolazione residente. Alla faccia dell’autenticità.
Per evitare di annoiarci continuiamo ad alternare periodi di nullafacenza nelle grandi città alle consuete escursioni che ci danno un’idea dell’offerta locale. Queste deviazioni di migliaia di km ci hanno portato a visitare in Thailandia: Chiang Mai, Chiang Rai, Lampong e Ayutthaya… che ci hanno proposto rispettivamente: templi colorati, templi bianchi, templi nella foresta, templi in rovina e qualche migliaia di Buddha sparsi. In Myanmar invece il giro ha compreso Yangon, Bagan, Kalaw, Inle Lake, Hpa-An, permettendoci di ammirare pagode dorate, templi abbandonati, etnie rurali, e qualche altra migliaia di Buddha sparsi. In effetti in Asia sono un po’ fissati con il Buddha, come da noi con le croci.
Tra le altre cose abbiamo fatto un corso di massaggio thailandese, un po’ di trekking, visitato realtà “oh-così-etniche!”, dormito in un monastero buddhista, noleggiato bici, motorini, fatto giri in barca ma sopratutto rotolato e sperimentato robbe da mangiare. Le ore e giornate passano più veloci di quanto non vorremmo, specialmente quando non facciamo niente. Un mercato colorato, la ricerca del cibo, una pennichella, ancora cibo, un film, e il giorno dopo si ricomincia. Quindi il programma è praticamente invariato da quasi sette (!) mesi, cambia solo la location e il menù. Ogni tanto socializziamo un po’, partecipiamo addirittura a vernissage ed eventi di arte contemporanea per scoprire che gli hipster esistono anche qua.
Adesso siamo ad Ho Chi Minh a cercare di orientarci tra le nuove offerte culinarie. Prossima tappa Cambogia, e poi si vedrà. Intanto posto un video: